Il Direttore del Master MaDAMM ha partecipato come relatore al convegno “Il sistema dello spettacolo dal vivo in Italia tra Covid e PNRR” tenutosi venerdì 10 giugno presso l’Università Ca’ Foscari.
Alberto Bologni è intervenuto per trattare il tema della “formazione degli addetti ai lavori”.
“La formazione dei futuri operatori nel management musicale è stata negletta fino a non troppi anni fa dal sistema Afam e da quello dell’istruzione universitaria in generale. L’istituzione di master come il Performing arts management della Scala o del MaDAMM e l’introduzione di insegnamenti specifici nei programmi di vari conservatori hanno risposto a un’esigenza sempre più sentita da parte non solo di tanti studenti ma anche di numerosi addetti ai lavori che si sono trovati ad operare spesso senza avere un quadro complessivo delle competenze necessarie a gestire realtà legate alla produzione musicale.
Di fatto, una metà circa degli studenti del MaDAMM è già coinvolta in attività di organizzazione musicale di vario livello, dalla scuola di musica alla società corale, dalla direzione artistica di concorsi di esecuzione a quella relativa a stagioni concertistiche.
Tutti costoro sono sempre animati da grande entusiasmo, cui spesso non corrisponde un’adeguata preparazione “tecnica”. La rimanente parte degli studenti vede invece nel master un’opportunità di intraprendere una carriera legata alla musica ma senz’altro diversa da quella performativa. Di questi, quasi tutti trovano poi uno sbocco professionale adeguato alle loro aspettative (responsabile di produzione in teatri o conservatori, addetti all’industria discografica, agenti di concerti, assistenti alla direzione artistica di importanti società di concerti etc.).
Il MaDAMM si articola in vari settori disciplinari o moduli, ognuno dei quali si propone, come ovvio, di fornire quelle conoscenze in ambito giuridico, economico, linguistico, di marketing, di teatro musicale che costituiscono la conditio sine qua non per affrontare il management del mondo musicale. Ad esse si affiancano esperienze pratiche che trovano riscontro nel modulo denominato “arti e mestieri dello spettacolo” e nell’esperienza di stagiaria di fine corso. Ma cosa occorre davvero perché i vari insegnamenti impartiti possano essere realmente utili ad affrontare la complessità di un mondo in continuo, rapidissimo e spesso imprevedibile cambiamento?
A mio avviso, la risposta sta nell’educazione o, con un termine forse ancora più forte, nell’addestramento al pensiero lungo, concetto spesso utilizzato in filosofia, in politica, nelle scienze umane: solo attraverso una visione d’insieme delle cose, inquadrata in una visione storica di ampio respiro, si può riuscire non dico a prevedere ma a governare o addirittura orientare quei cambiamenti provocati dalle innovazioni tecnologiche (in sé sempre positive) che si susseguono a ritmo vertiginoso o dai cigni neri che, inaspettati ospiti, fanno la loro comparsa come emergendo da un passato che credevamo definitivamente sepolto.
Il pensiero lungo o, come è stato recentemente definito, long now potrebbe affiancarsi a pensiero complesso come altro possibile epiteto di Zeus. L’Hermes dei nostri tempi, vero dio dei commerci, cioè Jeff Bezos, sta addirittura sponsorizzando la costruzione di un orologio meccanico destinato a durare diecimila anni, vero e proprio monumento al pensiero lungo (o forse alla vanità del suo finanziatore).
Ma come si traduce l’addestramento al pensiero lungo nella pratica didattica del MaDAMM? Si traduce non solo e non tanto nella conoscenza delle leggi economiche e della legislazione che governano il mondo dello spettacolo, ma anche e soprattutto nel loro inquadramento in una prospettiva storica e sociologica. Per fare alcuni esempi concreti, se non si sa come e perché è mutata la composizione del pubblico nel corso degli anni, sarà difficile gestire con successo una stagione teatrale. Ancora, se non si conoscono le ragioni per le quali si è affermato un certo modello di concerto o recital (quello per intendersi dell’artista-sacerdote di un rito laico), sarà difficile comprendere le ragioni della sua crisi e proporre delle valide alternative. Se non si conoscono la storia e gli sviluppi della tecnologia della riproduzione musicale e della sua diffusione, sarà difficile delineare un futuro di sopravvivenza dell’industria discografica. E sempre riguardo la tecnologia e la scienza, senza una loro visione d’insieme, le sollecitazioni che ci provengono dal mondo dell’intelligenza artificiale, della statistica, dalla possibile applicazione delle block chain all’arte e alla musica ci troveranno irrimediabilmente impreparati.
Credo che questa impostazione del MaDAMM possa rendere chi lo frequenta un operatore musicale credibile e convincente. Per parte mia, aggiungo che non sarei direttore del MaDAMM, di più, non farei il musicista se non mi ritenessi in grado di trasmettere il convincimento che l’arte, la musica, la poesia, il teatro, compagni dell’uomo fin dalla preistoria, continueranno ad essergli vicini finché il sole risplenderà sulle sciagure umane: non c’è cigno nero che possa uccidere …le Muse
Del mortale pensiero animatrici.
Siedon custodi de’ sepolcri, e quando
Il tempo con sue fredde ali vi spazza
Fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
Di lor canti i deserti, e l’armonia
Vince di mille secoli il silenzio.”
-Alberto Bologni, Direttore del Master MaDAMM.